perché Sanremo è Sanremo (classifichette)

imagesBene, manca meno di un mese. Mai come quest’anno fremo per il festival…si era capito? Dopo due annate di Fazio che hanno fatto rimpiangere perfino Morandi, il gruppo d’ascolto aspetta con ansia di vedere cosa ci propinerà il grande Carlo Conti che, anche se alla fine parliamo di un presentatore classico e politicamente corretto, potrebbe regalarci perle di trashume, polemiche sterili e tutto quello per cui (noi del Nabikiblob) amiamo il festival: lo svago assoluto di una settimana sacra e nazionalpopolare. Ora, è inutile avvisare i soliti detrattori che sbrodolano sui compensi in tempo di crisi, “ahmacheschifoiononguardosanremoanzinonhonemmenolatvfallopuretuvergognatistronzadiunabloggerchescrivesolodiporcatetelevisive” a questa gentaglia io reagisco da bimbaminkia, toglietemi tutto ma non la seconda settimana di Febbraio! E’ così da quando ero bambina e sarà sempre così, rassegnatevi, io adoro questa rassegna. E questa volta, tanto per farvi un bel dispetto, arrivano una valanga (3) di classifichette al riguardo… Questa la chiameremo GENTE CHE NON SI ARRENDE, ed è un post CDM in tutto e per tutto, pronti ad aprire il cassonetto della memoria? Bando ai broccolamenti, si parte!   10° POSTO ANNA OXA Poteva forse mancare la regina delle polemiche a sbuffo a Sanremo? Nel 2006 la nostra eroina si rifiutò di partecipare alla foto di tv sorrisi e canzoni, non rilasciò il testo al giornale, evitò come la peste interviste e siparietti in tv, adducendo il motivo che “si parla di lei solo quando partecipa alla gara”. La Oxa, ormai prigioniera del personaggio “devo fa’ l’arrternativa pefforza” non si arrende e presenta un brano ostico come un’ostrica, dal titolo emblematico: “Processo a me stessa” sentenziando che, comunque vada, sarà la sua ultima apparizione in tv, su quel palco e nell’universo.

Salvo poi smentirsi nel 2011 (festival in cui presenta “La mia anima d’uomo”) e nel 2013, quando protesta in conferenza stampa perché non l’hanno presa.

9° POSIZIONE TRIO MELODY Per la serie, non ci arrendiamo e portiamo un pezzo da novanta nel nostro duetto. Correva l’anno 1995.

8°POSTO FACCHINETTI FATHER&SON Qui invece siamo al “non mi rassegno, mio figlio deve andare a Sanremo”, poco importa se il padre ci perde faccia e credibilità…

7° POSTO AL BANO E ROMINA POWER Sia chiara una cosa, se putacaso questi due mi faranno l’immenso regalo di cantare insieme all’Ariston in qualità di SuperOspiti, io pretendo che mi facciano un pezzettino di questo CAPOLAVORO indiscusso del loro repertorio…

una canzone che non si arrende al tempo che passa, sempre attuale! (peccato non avere il video originale del Festival) degno di nota il rap di Romina (1.00)

6° POSIZIONE SABINA GUZZANTI E LA RISERVA INDIANA All’epoca non fu capita, questa interpretazione strilla “non mi arrendo, ci hanno mandato a Sanremo e dobbiamo spaccare!” e così fu’. Questa canzone potrebbe essere tranquillamente il seguito con sprazzi hardcore degli Al bano e Romina della posizione 5. Provate a cantarla se ci riuscite…

Risentendola adesso ha un suo perché. E ringraziare la zucca ed il fagiolo è sempre meglio che ringraziare Maradona e i Talking Heads. Fantastico l’urlo in faccia a Pippo Baudo sul finale.

5° POSIZIONE IVA ZANICCHI E’ un vero peccato non trovare la partecipazione a Sanremo di questo brano del 2009… Una che vuole farsi una botta e via a settant’anni ha il diritto di cantarlo pubblicamente al Festival! Grande Iva! (cento!cento!cento!) non arrenderti mai.

4° POSTO LITTLE TONY E BOBBY SOLO Qui c’è poco da dire. Questa esibizione urla “non ci arrendiamo” in tutti i luoghi in tutti i laghi. Io ogni volta che guardo questo video (in loop da ieri pomeriggio) non posso non notare la somiglianza di Bobby Solo con “Gasperino er carbonaro”…

Nel momento in cui i due ballano (2.18) mi commuovo anche un po’.

3° POSIZIONE CAMALEONTI-DIK DIK-MAURIZIO VANDELLI Direi che il testo parla da solo. A parte che io la trovo anche bella (e non ditemi che è il plagio di settanta canzoni anni 70, lo so!), però ragazzi…questi cantavano “Ah…come passa il tempo!” nel 93.

Ieri era tanto tempo fa…tanto tempo faaaa! :°(

2° POSTO PUPO-FILIBERTO E QUELL’ALTRO Ricordo come se fosse ieri l’imbarazzo della Clerici.
L’orchestra che straccia gli spartiti, il pubblico in sala che grida “buffoni”, io e La Giulia sul divano impietrite da cotanto trash. Pupo e Filiberto non si sono mai arresi, quando la prima sera li eliminarono, si giocarono la carta “Marcello Lippi” nella serata dei duetti, riducendo il testo a una partita di pallone in cui la nazionale segna il goal decisivo che ci fa vincere i mondiali…

sull’onda dell’indignazione l’improbabile terzetto arriva secondo, relegando a Valerio Scanu l’arduo compito di “salvare la credibilità del Festival”. Volenti o nolenti, sono indimenticabili.

1° POSIZIONE SQUADRA ITALIA E che ve lo dico a fare…qui si fa’ la storia. Oltre tutto, qui vediamo anche un soundcheck in diretta perché quella sera avevano chiuso il microfono di Jimmy Fontana…

Sentiraaaaai una radio che suona lontana… Canteraaaai una vecchia canzone italiana… rivedraaaaai un balcone affacciato sul mare…. una canzone non chiede di più…ti porta dove vuoi tuuuuuuuu  

E con la mitica Nilla Pizzi al centro, vi saluto con un grazie dei fiori a tutti
La vostra
Nabiki :*

p.s. la prossima classifichetta sarà sulle “nuove proposte” mai affermate…restate con noi. ^_^

E’ un sabato qualunque, un sabato italiano

Il peggio sembra essere passato…
la notte è un dirigibile
che ci porta via, lontano…


Era il 1983. Gli anni di piombo stavano lasciando il posto al nuovo finto boom economico, al Drive In la domenica sera, all’edonismo esasperato ed alle spalline sulle giacche dai colori orrendi, così come le pettinature cotonate e glamour. Alla radio quell’anno compare quasi all’improvviso questa canzone dall’andamento jazz-swing solo apparentemente “semplice”. In realtà il buon Sergio Caputo è un musicista ricercato,anche nel senso ahimè internettiano del termine. Da troppo tempo purtroppo è quasi scomparso dalla scena musicale italiana, e per scoprire le sue novità o riscoprire i pezzi che lo hanno reso celebre (mi vengono in mente anche pezzi come Italiani Mambo e Il Garibaldi innamorato), bisogna appunto andare a ricercare su Google . E’ un peccato a mio avviso, ma cercare di capire l’industria discografica italiana è più difficile che tradurre un testo in greco antico senza aver mai fatto il liceo classico. Oggi si prediligono i cantanti usa e getta, i vari talent show sfornano nuovi idoli ogni anno, e vincitori e vinti spesso hanno la data di scadenza stampata sulla schiena, e non lo sanno nemmeno.
Una volta se eri bravo prima o poi ti veniva riconosciuto senza una giuria di esperti o pseudo tali e soprattutto senza la fesseria del televoto che ormai serve quasi anche per scegliere che piatto mangiare sulle nostre tavole nelle Feste che verranno (già mi immagino la Clerici o peggio ancora Benedetta Parodi guardare fisso la telecamera urlando: “Allora chiamate o mandate un sms al 45123 digitando 1 se preferite il Panettone, 2 per il Pandoro, e 3 per il Capitone…via alle telefonate!”).

E non c’è solo Sergio Caputo nel calderone degli artisti che, sebbene bravi davvero, non abbiano che una piccola nicchia di appassionati pronti a seguirli, ma non il piacere di vedere riconosciuto dalle radio il loro impegno. Passi per i grossi network, ma quando ti rendi conto che persino RadioItaliaSoloMusicaItaliana passa quasi sempre e solo le stesse canzoni “da classifica”, e se non fai parte dei gusti musicali della massa, come direbbe Briatore, “sei fuori”, non è propriamente una cosa bella e facile da digerire.

Ad esempio, rimanendo nell’ambito pop-jazz, chi non ricorda questa canzone di una decina d’anni fa? Secondo posto meritatissimo a Sanremo, un talento cristallino per una poesia vera e propria.
Tutto quello che un uomo, Sergio Cammariere.

Cugino di Rino Gaetano, e dotato di un’estensione vocale pari forse soltanto a quella di Scialpi (no, non è propriamente un complimento), il buon Cammariere si ritrovò in cinque giorni uno chansonnier riconosciuto ovunque. Ora però ditemi voi il titolo di un’altra sua canzone. Ok, se siete suoi fan oppure amate la musica jazz sicuramente lo saprete, ma è proprio necessario riempirci le orecchie di pseudo rapper tutti uguali? (e ho detto orecchie eh…alle volte, sentendo gente come Moreno o come il Francesco Paolantoni travestito da Rocco Hunt, è altro ad essere bello pieno…)

Ok, ok…prima di diventare snob, e lungi da me il volerlo essere, mettiamo in cascina una tripletta di cosette totalmente differenti, leggere davvero ma che in qualche modo possono far parte della categoria “Ridateci Music Farm” per il quale io e la mia socia Nabiki firmeremmo volentieri una petizione, se ci fosse.
Al terzo posto, dato che si è parlato di rapper, mettiamo una canzone che a metà degli anni 90 fece il botto. Un produttore  decisamente sovrappeso e un inventore di rime nonché portatore sano di perenni “occhi a bancomat”, dovuti temo all’assunzione in dosi massicce di sigarette simpaticamente farcite, misero in piedi un duo, capace di malmenare gli inviati di Striscia la Notizia a Sanremo, e di sfornare questa hit. Ladies and Gentlemen, Sottotono con “Solo lei ha quel che voglio”!

Al secondo posto, una che a Music Farm c’è andata davvero anche se diciamo il tentativo di restyling non è che sia andato proprio a buon fine. Incredibilmente sul Tubo si trova addirittura il video ufficiale di questa canzone che cavalcò il successo dell’anno precedente, in coppia con Aleandro Baldi, la famosissima “Non amarmi”. Ricordo partecipò alla riedizione del Cantagiro con questa canzone, e ai tempi si sentiva parecchio. Fa parte di quei ritornelli dimenticabilissimi che però chissà per quale motivo, ti rimangono in testa e tornano improvvisi dopo anni ed anni.
Ecco quindi Francesca Alotta in giallo con la sua “Fragilità” e le sue “Rose gialle rose bluuuuu”

E vince la classifica del “Si stava meglio quando si stava peggio” lui, l’unica, vera, inimitabile Talpa televisiva! Lo si aspettava nel Sanremo di Carletto Conti insieme a Raf, Nek e Marco Masini. Pazienza, prima o poi torneremo tutti insieme a cantare a squarciagola abbassando il finestrino dell’auto al semaforo “Seeeeeeeempreeeee, ti amerò per seeeeeeempreeee”
Paolo Vallesi!!!!!!

Bene, scusate l’assenza di questi mesi, la voglia di scrivere c’è sempre, il tempo è quello che è, ma dopo le Feste prometto di tornare, magari con una bella carrellata di “nuovi” spot pubblicitari d’annata, chissà…

Buon Natale, sorridendo
D.

nel mulino che vorrei…

Caro socio Halfangel buon compleanno! Questo post nasce grazie a te e alle commissioni che mi fai: “la mia collega mi ha chiesto di trovare il nome di una merendina del mulino bianco anni 80, ricoperta di scaglie di mandorla” Ed eccomi qui a fare ricerche sul sito di Banderas…che effettivamente è segno di squilibrio mentale, lo so. Ma non potevi chiedere aiuto a nessun altro perché sai che io, quando vado in fissa per una cosa, difficilmente abbandono il campo… sono una ricercatrice di memorie! Ed eccomi qui immersa tra merendine e biscotti che non fanno più… e proprio oggi che ho deciso di iniziare la dieta!   Un paio di cose vanno dette. Le merendine di oggi fanno schifo, i biscotti che sono sopravvissuti son pochi (anche se diomifulmini, i BISCOTTONI ENSUPPOSSI sono la fine del mondo nel caffellatte e un giorno proverò a farci il tiramisù)…i pandistelle non mi son mai piaciuti e alle soglie del 2015 pare che ci siano solo quelli in tutte le forme, luoghi e laghi.
   images-9 Nel mulino che vorrei esistono ancora le tortorelle. Biscotto simile al galletto nella forma e al bucaneve Doria nel gusto…grado di “ensupposità” minimo (tre secondi), buono con il latte, squisito con il the. Il primo biscotto assoluto prodotto dal mulino bianco nel 1975 e scomparso alla fine degli anni 90 e mai riapparso nemmeno in edizione limitata (ebbene si, il mulino bianco ogni tanto fa di queste cose!)

   images-8 Non sono un’amante del cioccolato ed il tegolino non mi piaceva quando andavo all’asilo, figuriamoci oggi che ha cambiato forma e gusto! Però il piccolo mugnaio con quella cessa a pedali di Clementina avevano individuato il modo di mettere nei cestini di un’intera generazione sta merendina che spesso si schiacciava e impastava tutta la plastica di cioccolato che quando la aprivi non riuscivi a mangiare niente. Ma quelle sottospecie di Kinder brioss (non sono quelle ma sono simili) della Ferrero all’albicocca facevan di peggio eh! Si sbriciolavano COMPLETAMENTE nelle cartelle di tutti i bambini sfigati con mamme così pigre che manco a comprà le merendine erano bone!

  images-7Tornando al mulino che vorrei anche il soldino spopolava. Tutti lo staccavano, mangiavano la merendina e alla fine si leccavano la mano perché il soldino si era squagliato…io rosicavo perché odiavo il soldino quanto il tegolino e lo scambiavo con il pane e marmellata della vicina di banco (che la mamma di quella bambina “ci comprava” pure il panino al latte lo tagliava in due e ci metteva la marmellata di ciliegia, mica era pigra come la mia!)   Tornando ai biscotti qualcuno senz’altro ricorderà i PALICAO..

.

 

 Che erano un ibrido tra biscotti e cacao solubile e li potevi o mangiare o bere…Questi mi piacevano abbastanza perché li mettevo nello yogurt oppure facevo la vera ZOZZATA e li sbriciolavo nel gelato (era il 95 eh…le delusioni di un’adolescente erano tante!) Scomparsi dal pianeta due anni dopo, son tornati in edizione limitata (!) qualche tempo fa. E io me li sono persi! Per fortuna aggiungerei, visto che oggi vorrei tornare dritta alle delusioni del 95.

   images-2 images-3 images-4E poi lì, dove i cuor di mela ancora spaccano di brutto ecco che le delizie alla pera e i settembrini non reggono il confronto…Io vorrei dire al mondo che rimpiango di non aver mai assaggiato sta roba perché squadra che vince (mela) non si cambia! Probabilmente in molti avranno fatto il mio ragionamento…se sono al supermercato perché ho voglia di cuor di mela per quale sacrosanto motivo dovrei cambiare voglia e buttarmi su pere e fichi?   images-5 images-6 Ma c’era pure la merendina “salutista” (anzi, c’è ancora ed ha la confezione verde) La Camilla che era buona come poche! Oggi mio zio fa un carrot cake che è meglio però, della Camilla mi piaceva che sapesse di mandorla, sicuramente quella di oggi non è più come quelle di una volta 😉 Veniamo ora al motivo del post ossia la merendina che Half mi ha chiesto di scovare… Dopo due ore alla ricerca di una foto devo purtroppo dichiarare che nessuno ha mai pensato di scattare un’istantanea alle TORTINE prima del 1996 (anno in cui sono state messe ufficialmente fuori produzione ma secondo me anche prima!)

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C’è da dire che google è piena di ricette per riprodurle (cosa a cui non crederò MAI!) e secondo me la differenza la faceva IL PIROTTINO D’ALLUMINIO che poi era il marchio di fabbrica di questa fantastica merendina che ognuno ricorda a modo suo. Esistevano tre versioni: mela, ciliegia e mandorla. Tutte e tre buonissime, quella alle mandorle era ricoperta da scaglie di mandorle e ripiena di crema (tac!) e le altre due erano ripiene di marmellata. Non erano morbide, nemmeno dure…quella via di mezzo friabile e perfetta e no, non era rotta sopra ne sbruciacchiata come quelle che mi propinano i blog di cucina! La tortina alla mela era la mia preferita. Purtroppo Banderas non ci pensa proprio a rifarle, pare sia stato bandito l’alluminio dalle produzioni di merendine…e dire che mia mamma le comprava solo per tenerseli! Ma gli spicchi di sole? Le pannocchie? gli orsi sgranocchini? i pettirossi? La trottolina? Le campanelle? e quante ne volete! Vi saluto e tanti auguri al socio…

  images La vostra Nabiki :*  

Time Out Per Nooooi

AAAAAAAAAmici!!!
L’anima di Dan Peterson in persona mi ha conquistato, ed ora parlo in una specie di slang italo-mmmiricano, ovviamente sorseggiando un Lipton Ice Tea, benché non ci sia un caldo che ti spacca in quattro, e apro il cassetto della memoria che parla di WRESTLING!
Well, è bene dirlo subito: è tutta una schifosissima farsa!
Non si picchiano per davvero, salgono sul ring questi atleti-attori già sapendo chi dovrà vincere e chi dovrà perdere, chi recitare il buono, e chi il cattivo…eppure, soprattutto negli anni 80-90 era uno show fottutamente divertente!
Sono i personaggi a determinare il successo di un prodotto, ed ecco allora una breve carrellata dei fenomeni dell’epoca…vediamo chi se li ricorda tutti!

Iniziamo col botto? Ma sì, caliamo l’asso:
suggerimento. Il suo abbigliamento classico prevedeva una bandana rossa, un costumino dello stesso colore e una canotta gialla che veniva puntualmente strappata per dimostrarne la forza steroidea…
Ha anche partecipato nel ruolo di Thunderlips (Labbra Tonanti) in Rocky III.
sì signori, è proprio lui! L’ormai sessantenne, ma ancora in pista, l’unico, l’inimitabile, l’irraggiungibile HULK HOGAN!

Wikipedia lo racconta come l’unico ad aver vinto per due volte di fila la celeberrima Royal Rumble, la Rissa Reale (ovvero, si parte con due combattenti, e ogni tre minuti ne entra un altro in contemporanea. Tutti contro tutti. Chi viene scaraventato fuori dal ring viene eliminato).
E’ stato il mito buono di tutti noi ragazzi degli anni 80. Interveniva sempre in difesa dei più deboli, e quando arrivava sul ring lo spettacolo era davvero assicurato.
Purtroppo non si è mai arreso all’età, e tra punture di anabolizzanti e steroidi si è trascinato fino ad oggi, anche riciclandosi a fare la versione americana di “Casa Pappalardo”, ovvero un documentario sulla sua famiglia, riprendendo la sua vita 24 ore al giorno, come un Truman Show qualsiasi.

Suo avversario, altrettanto amato da tutti quanti all’epoca, e purtroppo morto ad aprile di quest’anno,era lui:
ULTIMATE WARRIOR

Famoso per le sue entrate in scena roboanti, spesso con l’ausilio di luci laser e fumaiole varie, era l’amico-rivale di Hulk. Combatterono insieme in un Wrestle – Mania e nel pensiero di Vince Mac Mahon (deus ex machina del wrestling made in usa da una trentina d’anni)  doveva essere l’erede naturale di Hogan, ma il suo carattere e (pare) diverse vertenze legali e litigi con gli organizzatori degli eventi, lo portarono ad un ritiro precoce dalla federazione, salvo sporadiche apparizioni qua e là negli anni.
La curiosità sta nel fatto di essere stato inserito nella Hall of Fame del Wrestling il giorno prima della morte, avvenuta, pare, per infarto massiccio.
Gli avessero mica portato sfiga?

Ma sono tanti i protagonisti del wrestling in quegli anni…una rapida carrellata per ricordarveli tutti quanti…

primo fra tutti, il preferito della mia socia, BRITISH BULLDOG!

Stile britannico e lunghi capelli corvini, Davey Boy Smith, meglio conosciuto come British Bulldog, fu prima campione di coppia, poi registrò il nome prendendosi tutti i diritti e intraprese la cosiddetta “carriera solista”. Celebre la sua mossa, il “vertical suplex”, ovvero, la classica rovesciata per far sbattere delle gran schienate agli avversari.
Purtroppo, anche lui come molti lottatori, è morto di overdose oltre dieci anni fa…

Proseguiamo con quello che era il mio preferito. L’Uomo da un milione di dollari, One Million Dollar Man, TED DIBIASE!

Geniale e cattivissimo, mi faceva impazzire quando per finire l’avversario praticamente gli attorcigliava le caviglie fino a farle sembrare un 4. Verso la fine degli anni 80 combattè e vinse con tante leggende del wrestling di quel periodo, vincendo da solo e in coppia con l’Esattore delle Tasse, ovvero…

I.R.S.

Anche questo mi faceva morire. Bretelle rosse sulla camicia bianca incravattata, sembrava il classico impiegatucolo nerd, salvo poi incazzarsi come una biscia e darle di santa ragione al malcapitato di turno.
Si facevano chiamare Money Inc., ed erano degni avversari di almeno due coppie storiche del periodo:

i NATURAL DISASTER (ovvero Typhoon e Earthquake)

e i ROCKERS (Shawn Michaels e Marty Jannetty)

e due parole su questi due bellimbusti le direi…
Well, se nella foto i due sembrano i sosia di Pupo coi capelli lunghi e Mirko dei Bee Hive senza macchia di sugo in testa, nella WWF (World Wrestling Federation) i due lottavano e vincevano alla grande! Il biondo iniziava (Michaels), poi arrivava il brunetto dei ricchi e poveri (Jannetty) e li finiva mandando in visibilio il pubblico.
Ora, mentre di Jannetty si sono perse le tracce (come per l’altro degli Wham!, direbbe George Michael), il signor Shawn Michaels ha fatto parlare di sè per almeno un paio di motivi…o meglio, video porno con Nostra Signora delle Boe, Miss Tette Galleggianti, Pamela Anderson!
E bravo biondino!!!

Ma non fermiamoci. Vi metto qualche foto random, vediamo se li riconoscete tutti…

E potrei andare avanti per ore…
nell’ordine, come in una Royal Rumble li presento tutti insieme…signore e signori, nell’ordine, abbiamo:
KOKO B WARE (e il suo inseparabile pappagallo);
ANDRE THE GIANT (chiamato così oltre che per il suo essere il più alto wrestler mai esistito, davvero un uomo affetto da gigantismo);
MACHO MAN RANDY SAVAGE, il più divertente e colorato lottatore dell’epoca, purtroppo anch’esso passato a miglior vita;
JIM DUGGAN, un pazzo scriteriato che si presentava correndo come un invasato sul ring con un bastone di legno e una bandiera degli Stati Uniti, urlando e facendo urlare a tempo al pubblico in delirio U S A! U S A! U S A!
Poi ci lamentiamo di Bush padre e figlio e diamo loro dei guerrafondai…in confronto a questo, erano delle educande!
RIC FLAIR, famoso più per le volte in cui si apriva la testa in ferite lacero contuse di vario genere che per le sue vittorie. Sappiate che alla soglia dei 60 anni questo combatte ancora…chissà se si toglie la dentiera o usa il Polident…;
JAKE THE SNAKE, che mi ha sempre fatto impressione per quel pitone impossibile che si teneva sempre addosso (chissà se anche nell’intimità…vabbè vabbè…)

Ok Aaaaaaaaamici, ora però, mentre anche qui a Chattanooga Tennessee, quando il sole ti spacca in quattro, si sorseggia un Lipton Ice Tea, io vi lascio con una serie di fotografie. Lui e il suo sacco nero vi accompagneranno nell’ultimo viaggio. E vi assicuro che non sarà una cosa bella…finita l’era dei vari Hulk Hogan e compagnia bella, è arrivato Lui.
Il Becchino.
Morto e risorto chissà quante volte, ma sempre fottutamente Cattivisssssssimo.
THE UNDERTAKER

Well, quante trasformazioni, dai tempi in cui girava con il manager e l’urna cineraria, fino alla “morte del personaggio”, e la rinascita negli anni…PER ME, NUMERO UNO!
Aaaaamici, che cosa dire ancora? Una cosa su tutte:
MAMMA, BUTTA LA PASTA!
Il Vostro Dan Peterson vi saluta, e io rientro in me per dirvi, come sempre, semplicemente,

sorridete sempre
D.

Saponette e novelle

Per molto tempo abbiamo pianificato il nostro ritorno ma non sapevamo di cosa parlare.
L’altra sera l’illuminazione è giunta all’improvviso: quali sono i post di maggior successo? quelli che parlano per lo più di cose veramente remote ma allo stesso tempo attualissime.
Visto il seguito infinito di determinate soap  e telenovelas al giorno d’oggi (il Segreto, Lègami e altra roba importata dalla penisola iberica) non possiamo certo dimenticare che anche noi un tempo e tuttora, siamo stati e siamo ancora immersi nella produzione di questo genere “a lunga serialità” e bene o male a tutti è capitato di vedere o di sentir parlare di trame, di intrecci, di pacchetti azionari e di intrighi a stampo ammerigano (o peggio sudamericano). In grandi città  o piccole realtà le soap ambientate hanno una sola ed unica funzionalità: pochi personaggi, tutti collegati che interagiscono tra loro e raramente inseriscono qualche faccia nuova all’interno delle loro “famiglie”.

RICORDANDO IL PASSATO…
EDERA

Edera è stata la prima TELENOVELA italiana. E badate che c’è un’unica consistente differenza tra telenovela e soap: la telenovela ha una conclusione, la soap è infinita ma a volte la chiudono.
La mitica Agnese Nano e Nicola Farron (bello come il sole…na faccia da tossico) erano i protagonisti della serie di disgrazie in prima serata su canale5 con tanto di sigla trasherrima di Amedeo Minghi.
Edera cresce in orfanotrofio e ne esce a 20 anni, trova subito lavoro in una boutique e conosce il ricchissimo Andrea, i due si innamorano ma la madre, la perfida Leona (interpretata da una crudelissima Maria Rosaria Omaggio) fa di tutto per ostacolare questo ammmore a causa della differenza di classe sociale…e qui infatti notiamo come lo stampo sia molto sudamericano. Era l’inizio degli anni novanta, Grecia Colmenares spopolava di brutto e Patrizia Rossetti gongolava nel suo salottino.
Nonostante quindi la provenienza europea, come tutte le telenovelas degne di questo appellativo, ad un certo punto il protagonista ha un incidente e perde la memoria, dimenticandosi di avere una fidanzata povera e gravida, una madre stronzissima e una nuova fiamma che tutto sa ma niente dice.
Fu’ candidata al telegatto nel 1992 ma Grecia glielo strappò di mano con Manuela (che per inciso era un’altra produzione italo-argentina che ci ha regalato il piacere di vedere Giorgio Mastrota senza pentole e materassi)

QUEL RAMO SUL LAGO DI COMO
VIVERE

Nel lontano 1999 c’era un buco tra Biutifùl e il telegiornale, Maria De Filippi ancora non si allargava troppo e a mediaset non sapevano più come vendere le pentole della mondial casa.
Iniziava il declino della pora Patrizia Rossetti e canale 5 ebbe l’idea geniale di ambientare una soap sul lago di Como. Più che altro perché Mina aveva un fondo di magazzino da destinare come sigla.
Vivere è ufficialmente la seconda saponetta prodotta in italia, la prima in assoluto targata biscione.
Racconta la storia di due famiglie ricche, una di imprenditori tessili e una di medici e di una famiglia povera: quella dei locandieri. Per almeno tre anni non si fecero mancare niente… stupri, alcolismi, droghe, rapimenti, omicidi e strombazzate in famiglia. Addirittura una che si mette con il vecchio e gli fa venire un infarto…questo per far capire che volevano inventarsi una Brooke Logan in salsa comasca.
Quello che però era il vero punto di forza di questa soap (conclusasi nel 2007 per far spazio a Centolatrine) era il traino pubblicitario che passava prima e che durava una decina di minuti: EMPORIO PER VIVERE!
Qui avevamo gli attori scartati ai provini che si destreggiavano in mini trame finalizzate a venderti il mocio vileda mentre parlavano allegramente dei cavoli loro sul posto di lavoro…un minimarket che vendeva di tutto. Non so voi, ma forse io ero l’unica a seguire con più passione questo inserto pubblicitario di quanta ne avrei dovuta regalare alla saponetta stessa.

GLI OCCHI DEL CUORE…
INCANTESIMO

Ammetto di non aver mai visto Incantesimo, quindi mi affido a wikipedia e se mi sbaglio mi corrigerete. Sono fermamente convinta che la serie tv “Boris” abbia preso spunto da questo sceneggiato per coniare il celeberrimo Occhi del cuore.
Incantesimo nasce come “fiction melodrammatica” e negli ultimi anni diventa ufficialmente una soap.
Si raccontano le vicende di alcuni medici all’interno di una clinica privata di Roma. Qui ci sono lotte di potere tra primari in possesso di pacchetti azionari e slinguazzate negli sgabuzzini a livello Grey’s Anatomy. Rivediamo all’inizio anche Agnese Nano per le prime due stagioni. Dalla settima stagione alla decima c’è il cambiamento e la svolta saponettistica, Incantesimo viene spostata al pomeriggio e fa concorrenza diretta a mediaset che in quegli anni aveva l’esclusiva sulla fascia oraria. Da segnalare Walter Nudo come protagonista e svariate “guest star” come pazienti della clinica…tra queste ormai figura l’irriducibile Massimo Di Cataldo e la miracolata Francesca Rettondini.
 Qualcuno poteva anche avvisarmi!

UNA NOVELA MASCHERATA DA FICTION
ELISA DI RIVOMBROSA

Qui parliamoci chiaro…siamo davanti al più grande successo della fiction mediaset nei primi anni 2000. Vittoria Puccini (detta la stoccafissa) e Alessandro Preziosi (detto lo stoccafisso) erano la coppia del secolo nella storia e nella vita. Poi mi pare di aver capito che lui l’ha mollata in malo modo prendendola pure a sberle! eh no! questo non si fa!
La trama è la solita solfa in costume: la porettaccia popolana che ama l’arrogante nobile e nessuno vuole che i due coronino il loro sogno d’amore.
Un pubblico da troppo tempo digiuno da lunghe serialità di stampo sudamericano lo elegge prodotto dell’anno nel 2004.
L’anno appresso Preziosi fa il prezioso ed Elisa rimane da sola. Quelle noccioline degli sceneggiatori che fanno? decidono di far morire il Conte Ristori e rimpiazzarlo subito subito con un altro (oserei dire più figo) ma il popolo televisivo si ribella e grazie al cielo si conclude per sempre il capitolo telenovela mascherata da ficciòn.

E’ COSI’ POCO IL TEMPO PER AMARE…più o meno 18 anni
UN POSTO AL SOLE

Nasce nel lontano 1996 grazie a Giovanni Minoli che vuole dare da lavorare agli addetti Rai di Napoli copiando un format australiano (io ora mi chiedo: con tutti gli esempi di telenovele e soap opera provenienti da Stati Uniti e Sudameriche varie…naaaaa troppo semplice!) dal titolo “Neighbours”, dal quale se non ricordo male proviene anche una certa Nathalie Imbruglia (quella di “Torn”, se vi state chiedendo chi cacchio vi ricordi sto nome).
Perciò, idea australiana e tematiche italianissime. Vicini di casa e classici contrasti tra ricchi e poveri, tra buoni e cattivi, tutto in versione “pastiera e babà”.
Nel cast troviamo attori provenienti dal teatro di De Filippo, onesti caratteristi e…Alberto Rossi. Il Mitzi della prima ora dei “Ragazzi del muretto”. Qui lui è un giornalista, Michele Saviani, il quale ha un magico potere. Mandare in merda praticamente tutto quello che tocca.
La storia inizia da Palazzo Palladini. Chiamato così poiché di proprietà del conte Tancredi Palladini, imprenditore navale, il quale ha tre figli. Alessandro il buono, Alberto il figlio di puttana e Eleonora l’inglese (nel senso che per i primi anni sta in Inghilterra).
Il palazzo però è abitato da vari inquilini di tante estrazioni sociali. Dal portiere simpatico con la moglie sorridente (che muore in un agguato camorristico per errore) e sorella di un’altra inquilina del palazzo con relativa famiglia, al medico alcolizzato, fino ad arrivare ad una combriccola di ragazzi che come in una comune, vivono nell’appartamento più ambito, detto “la terrazza”.
Nel tempo i personaggi sono cambiati, dai Palladini siamo passati ai Ferri, ma dopo oltre 4000 puntate ancora non si intravede nemmeno la parola fine, e chissà se mai ci sarà!
Da Un Posto al Sole (detto anche UPAS) sono usciti personaggi negli anni come Serena Autieri, ovvero Sara, che fece innamorare Michele “Mitzi” Saviani salvo poi abbandonarlo per seguire la carriera di cantante.
Alberto Palladini, il suddetto “figlio di”, altri non era che Maurizio Aiello. Un belloccio che sapeva recitare bene soprattutto quando non gli ricordavano di digrignare le mascelle nei primi piani.
Dai Ragazzi del muretto veniva anche Samuela Sardo, nel ruolo di Anna Boschi, innamorata del fratello Palladini buono, salvo poi sposarsi con l’altro (vi ricorda niente l’antagonismo Ridge vs. Thorne Forrester? Beh, siamo lì). Tale Anna Boschi ha un fratello, Franco. Negli anni Franco cambierà vita, passando da sbandato e sempre pronto a menare le mani a padre di famiglia, coronando dopo milioni di peripezie il suo sogno d’amore con Angela Poggi, interpretata da Claudia Ruffo (Orgoglio 3…il più insulso e inutile sceneggiato Rai, aveva lei come protagonista).
Menzione d’onore per la coppia extralarge Guido e Assunta.
Si conoscono nella Terrazza, si amano, e si sposano. Lui dimagrisce un botto (senza passare da Extreme Makeover Diet Edition!), lei invece, figlia di un macellaio, dopo essere riuscita per miracolo a diventare mamma, si scazza e molla baracche e burattini per scappare con un altro (nientepopodimenoche…Walter Nudo).
A poco a poco lui ritorna ad essere, e lo è attualmente, più grasso di prima. E più nella soap fa il buono e il bamboccione, più nella realtà l’attore che lo interpreta risulta essere antipatico come pochi. Ho visto su Internet stralci di puntate su tv regionali campane di programmi dedicati al Napoli…eh beh…diciamo che la cafonaggine ha spesso il sopravvento, via…
La palma di cattiva della serie però la vince Nina Soldano (ex ragazza sud di Indietro Tutta di Arboriana memoria), con la sua Marina.
Ce ne sarebbero tante, forse troppe da dire su UPAS…per ora meglio fermarsi qui, ricordando solo che Serena Rossi, ovvero la Tatangelo di Tale e Quale Show, recita in questa serie da anni nel ruolo della cantante Carmen Catalano.

Bene, il nostro viaggio nel mondo delle soap all’italiana finisce qui, non menzioniamo Centolatrine perché proprio non si sostiene, abbiamo citato pure Orgoglio e mancherebbe solo Vento di Ponente che ho intravisto una volta sola alle 3 di notte ed era TRASH tutto maiuscolo.
Se abbiamo dimenticato qualcosa mi raccomando, fatecelo presente!

Un bacio a tutti e sorridete sempre
Nabiki & Halfangel