Classifichetta sigle tv

Eh eh…non ve lo aspettavate vero?

Sto per andare in vacanza, poi avrò da traslocare, poi boh…probabilmente dovrò cercarmi una nuova connessione internet, finire di scrivere una cosa che spero presto leggerete in molti.

Indi per cui, non so quando ci si rivedrà su questi schermi, anche se assicuro già da subito la mia presenza per “la settimana santa” che nel 2017 inizierà il 7 febbraio  e se non sapete di cosa sto parlando allora non mi conoscete abbastanza.

Comunque una classifichetta di inizio vacanza ci vuole, un qualcosa che allo stesso tempo evochi anche una rubrichetta di Cassetti della memoria che da un po’ di tempo è in stand by, mi riferisco ai nostri amatissimi e vecchissimi cartoni animati, quelli che tutti vorremmo rivedere e che se li fanno li propinano su reti sconosciute ad orari impossibili e nessuno mi avvisa.

Per dire…su boing fanno Carletto il principe dei mostri, ma io boing non lo prendo più e come se non bastasse mi hanno pure tolto la sigla fichissima di un tempo.

Ed è proprio di sigle che ci occuperemo oggi, quindi bando ai broccolamenti e che Santa Cristina D’Avena ci assista, partiamo subito con

LE VECCHIE SIGLE DEI CARTONI

(sottotitolo: e quelle rifatte fanno cagare)

 

10° POSIZIONE

NASO DI LEGNO, CUORE DI STAGNO…BURATTINO Luigi Lopez

Quando diventerai, bimbo come noi…

E’ una simpatica filastrocca, che ancora oggi piace ai più piccoli, spesso la canto al lavoro, è immediata, semplice e diretta, oltretutto racconta a grandi linee la personalità del protagonista, il famoso burattino di Collodi.

 

Il cartone tuttavia, è parecchio distante dall’opera da cui è tratto, alcune scene hanno risvolti semi-horror (bambini mangiati da lupi e burattini che pigliano foco) ma all’epoca oh, c’avevamo anche di peggio (tipo Bem il mostro umano) e poi non c’era il moige.

 

 

9° POSTO

COLPI DI QUA, COLPI DI LA’, COSA ACCADRA’? Cristina D’Avena

L’ultima volta che ho visto questo anime, il Tulipano nero, andavo alle superiori e lo facevano alle 5,30 di mattina.

In sostanza mi ci svegliavo, ed era un bel risveglio, molto meglio di quelli di oggi che il top del top lo raggiungo con la musichetta dell’ora esatta del tg5.

Comunque sono molto legata a questa sigla, ricordo che in classe lo ri-guardavamo tutti (per lo meno tutti gli studenti pendolari costretti alle alzatacce)  e che poi nei giorni di pioggia si inscenavano simpatici duelli a colpi di ombrelli canticchiando “ONDETONETACANECOSHIIII” tema di fondo delle scene d’azione, non che sigla originale giap dell’anime. Temo che questa sia l’unica canzone cantata da Cristina D’Avena dell’intera classifica, quindi godetevala…(Con tutto l’errore storico che dice che il 4 luglio c’è la rivoluzione!)

 

8° POSIZIONE

OGNI MEZZANOTTE L’OROLOGIO FA DIN DON/ CHE PAURA MI FA  i Mostriciattoli

 

Va a capire perché, ora che lo ripropongono, hanno tolto questi due capolavori.

Quanto all’anime in effetti lascia il tempo che trova, una sorta di Doraemon dei mostri, carino visto oggi, ma nulla di trascendentale.

 

7° POSTO

OH LADYLADYLADYLADY OH LADYLADYLADYLEEEE’ Cavalieri del re

Vabbè dite quello che volete, ma io amo molto più la sigla dei Cavalieri del Re rispetto a quella schifenza partorita per la versione Mediaset.

Stesso discorso vale per Candy e Mimì Ayuara…sta mania di cambiare le sigle negli anni 90 è uno dei motivi per cui la povera Cristina perde punti in questa classifica.

All’anime che je voi dì? E’ uno dei cartoni più belli e istruttivi di sempre.


6° POSIZIONE

COM’E’ DIFFICILE STARE AL MONDO SE NON POSSIAMO SBAGLIARE MAI…Anonimo

Qui c’è da dire, perché probabilmente una delle sigle più bellerrime di sempre è ancora, dopo 32 anni, avvolta nel mistero.

Già perché ancora oggi l’autore, il titolo e il cantante di questo brano che potrebbe chiamarsi “amore strano” o “com’è difficile stare” oppure “la fiamma è accesa già”  rimane sconosciuto.

Chi sei oh tu che canti?

questa canzone era destinata a diventare la sigla di Lamù?

Perché tutti i musicisti interrogati, alla domanda “chi cantava la sigla di Lamù” tacciono???

Cosa c’è sotto?

Intanto vi invito a seguire le ricerche sulla pagina facebook “il mistero della sigla di Lamù” e ascoltiamocela:


5° POSTO

NON E’ FACILE, NE’ DIFFICILE, FORSE SEMPLICE SARA’…Cavalieri del re

Questa voce qui, (Clara Serina dei Cavalieri del re) che è la stessa di Lady Oscar, e che io imitavo ancora prima della Cortellesi durante le ore di noia a scuola (non così bene) …

insomma questa voce qui mi manda in brodo di giuggiole.


4° POSIZIONE

MAI…MAI…SCORDERAI, L’ATTIMO, LA TERRA CHE TREMO’…Claudio Maioli

Semplicemente una delle migliori sigle tv dell’epoca, l’anime mi faceva paurissima con tutte quelle capocce che esplodevano, ma la canzone valeva la pena.


3° POSIZIONE

SALTA I PERICOLI, VOLA TRA GLI ALBERI, CORRI CORRI, OLTRE GLI OSTACOLI PER TUTTI GLI UOMINI LIBERI… Georgia Lepore

Anime di Miyazaki e scusa se t’ho detto cotica.

Insuccesso colossale all’epoca, oggi rivalutato dagli estimatori, la storia racconta l’ennesimo futuro post apocalittico, la lotta contro le macchine, dopo la terza guerra mondiale e le bombe elettromagnetiche che hanno inabissato parecchi continenti…ma tranquilli, accadrà solo nel 2028.

Canzone a dir poco splendida, talmente bella che se la ascolto oggi mi viene la pelle d’oca ed un senso di vuoto alla bocca dello stomaco, sintomo di malinconia acuta.

Uno dei testi più significativi di tante canzoni “serie” di oggi, fossi un cantautore impegnato ne farei la cover.

C’è la speranza che d’ora in poi un futuro avremo noi…


2° TUTTI E NESSUNO, NESSUNO E TUTTI…SIAMO I CYBORG!!! Nico Fidenco

Nico Fidenco e le sue sigle, la sua voce inconfondibile, il suo singhiozzo eccezionale, l’impostazione.

E poi come si fa a non amare i cyborg, con le loro storie strappalacrime e le scene d’azione?

 

1° POSTO

Qui non è facile per niente, perché in realtà una classifichetta del genere dovrebbe contenere almeno un centinaio di posizioni disponibili…io sono incredibilmente affezionata ad alcune sigle tv della mia infanzia, quando esisteva Junior Tv, Sonia di Super 3, Mister Poldo e svariati contenitori da tv locale anni 80, prima e durante bim bum bam.

Quindi non me ne voglia Cristina, perché anche se lei è il simbolo della tv dei ragazzi, per me prima di tutto vengono i Cavalieri del re, le mele verdi, Nico Fidenco e tutto il cucuzzaro.

Abbiamo quindi

LA CANZONE DI PAUL

DEVIL MAN

LA SIGLA FINALE DELLA BALENA GIUSEPPINA

PAT RAGAZZA DEL BASEBALL

L’UOMO TIGRE

CANDY OH CANDY

SASUKE

IL MAGO PANCIONE

JENNY LA TENNISTA

MADEMOISELLE ANN

E l’unica, inimitabile, meravigliosa schiava incatenata della pallavolo, una vita votata al sacrificio, che le muore il ragazzo ma lei deve giocare il torneo della parrocchia, con quegli occhioni a telefunken e quel profilo terrificante a denti stretti mentre riceve la pallonata sul mento e finisce a tappeto facendo il capriolone, oppure il fuoco e le fiamme mentre schiaccia e scusate se sto scrivendo dimmerda in questo momento, ma quando parlo di lei mi prende così e la sigla non può che non essere al primo posto anche stavolta, perché è la terza classifica che dedico ai cartoni e lei comunque è ancora la numero 1.

Attack N°1 per l’esattezza.

MIMIMIMIMI’ CON LE MANI TIRI COME URAGANI, di Georgia Lepore, per me non si batte.

Rimane la rima più bella della storia delle sigle.

Godetevela, e buone vacanze a tutti!

 

P.S. E sicuramente mancheranno le vostre sigle preferite, magari siete più giovani, magari più appassionati di altri generi…dite la vostra 😉

Baci a tutti

La Nab :*

 

 

 

Licia trent’anni dopo

images

Eccoli qui, come annunciato alla fine di maggio, Mediaset extra ripropone tutti i telefilm di Licia e i Bee Hive.

Chi è stato bambino negli anni 80 non può non sapere di cosa sto parlando.

Probabilmente rosica anche, come me, perché la replica del telefilm più amato di una generazione di quasi quarantenni, va in onda alle 9.00 di mattina… orario in cui un normale quasi quarantenne lavora o ha altro da fare.

In ogni caso, esiste il videoregistratore, e poi lo danno anche il sabato (verso le 8.45) quindi ho avuto ed ho modo di poterlo rivedere a distanza di una vita.

A vederlo oggi, dopo aver studiato meglio l’anime da cui è tratto, la storia del manga (che a dirla tutta in Giappone non è che abbia avuto tutto questo successo), il fatto che Licia in realtà si chiamasse Yakko, Mirko-Go, Shiller fosse bisessuale, la bionda che vediamo nella sigla del cartone è in realtà una che spiega il sesso ai giapponesi…insomma, già con la versione animata abbiamo assistito ad un addolcimento importantante dell’opera, oltre al solito vizio di italianizzare tutto.

Avevo sette anni quando Licia, da cartone animato che era, prese le sembianze di una terrificante e mal parruccata Cristina D’Avena, e sempre sette/ otto anni quando costringevo tutta la famiglia ad ascoltare le cassette delle canzoni dei Bee Hive in macchina.

Ricordo benissimo una discussione pregna di significato con mia cugina più grande, perché avevo osato dire che Mirko, Satomi e compagnia doppiata, erano meglio degli Spandau Ballet, cosa di cui sono più o meno convinta anche oggi.

Ma parliamo un attimo di come si è evoluta nel corso del tempo, la percezione di una serie per ragazzi degli anni 80, vista ai giorni d’oggi.

Le assurdità si contano all’infinito, prima di tutto, ed è giusto specificarlo, non siamo in Giappone ma a Milano 2.

O forse a Cologno Monzese…chi sa parli.

  • I Bee Hive di ritorno “dall’America” finiscono a fare “il tour” tra Cervia e una non meglio specificata “montagna”
  • In montagna, i bambini Andrea (vestito in maniera ridicola per tutta la prima stagione), Elisa e Grinta, si perdono nel bosco e il gruppo di adulti comincia a cercarli dopo mezza giornata, più o meno quando si rendono conto che “i bambini non tornano” dalla passeggiata.
  • Marrabbio naturalmente non lascia mai uscire la figlia dal Mambo da sola, ma sticazzi se tre bambini vanno a spasso da soli nel bosco.
  • Si mobilitano invece in trecento, con tanto di ben tre puntate dedicate, alla ricerca del gatto Giuliano scomparso dietro l’angolo.

 

  • imagesIl Mambo nella realtà, avrebbe chiuso dopo due giorni, con tante sberle di Cannavacciuolo sul coppino di Marrabbio. Condizioni igieniche allucinanti, tra padelle, polpette e patate fritte due volte (ricetta light del simpatico titolare) spalmate sul bancone (e un gatto che ci passeggia sopra).

E solo due clienti, nonno Sam e Lauro, che non pagano mai e non segnano nemmeno.

I Bee Hive non hanno nemmeno la libertà di scegliersi un manager.

I Bee Hive sono operai, spesso cazziati dal capo, tutto il giorno chiusi in sala prove a suonare sempre le stesse canzoni, che sono sempre perfette che “sembrano registrate” ma al manager non va mai bene.

Mio dolce amore e Dolce amore mio sono due canzoni distinte.

Adesso li hanno tolti, ma io li ricordo bene i megaspottoni del Buondì Motta che facevano i bambini a scuola, in quella classe formata dai soliti tre dalla voce insopportabile.

Nella prima serie la sartoria ha fatto un lavorone per riprodurre gli oscenissimi outfits dell’anime: magliette di pigiama, gonne a pois, felpine con gattini, zoccoli sopra i calzini bianchi, fazzoletti in testa e palandrane improbabili.  Dalla seconda stagione tutti vestiti “Best company” e chi se ne frega.

In Love me Licia, le canzoni dei Bee Hive sono le stesse di Kiss me Licia, cambiano solo le parole, è da Licia Dolce Licia in poi che verranno prodotti dei veri e propri capolavori.

 

 

imagesimgresI capelli di Mirko, Satomi e del piccolo Andrea, non riescono nemmeno lontanamente a riprodurre le capigliature della serie animata, un plauso invece a tutte le altre parrucche, specie a quella di Marika.

I personaggi aggiuntivi aggiungono una nota di trash degna della storia della tv italiana: Hildegard su tutti, non serviva certo una finta tedesca con finto accento tedesco che però riusciva ad imitare alla perfezione tutte le voci degli altri…eppure all’epoca era affascinante.

I Bee Hive non hanno mai uno scazzo tra loro, mai una rissa per la batteria fuori tempo o una chitarra troppo alta…capisco che è un telefilm da ragazzini, ma sarebbe stato bello vederli litigare tra loro per qualcosa di realistico.

Del resto non gliene fregherà niente quando tre su sei se ne andranno per venire sostituiti da Paul, Jimmy e non mi ricordo chi…mai una volta che Mirko o Satomi rimpiangano Tony o  Matt (Manuel De Peppe dove sei?)

Attualmente è appena iniziata la seconda serie di telefilm, Mediaset extra manderà in onda tutte e quattro le stagioni (Teneramente e Balliamo e cantiamo con Licia) queste ultime non le ho più riviste e le ricordo poco, ma le trame saranno sempre più avvincenti, Mirko e Licia si sposeranno (perché sposarsi è il sogno di tutte le rockstar come Mirko), Licia diventerà cantante,Satomi si alliscerà i capelli e lascerà Marika, appariranno le fettine panate e tutto diventerà incredibilmente stupido e nonsense più di quanto sia già stato all’epoca della prima messa in onda.

Nonostante tutto, in questi giorni, c’è un gran bisogno di leggerezza.

Rivedere quelle parrucche, quei baci a stampo, quelle borse a disegnini cretini, quelle felpe coloratissime, riascoltare quelle canzoni tutte simili, quei dialoghi illuminati, quei doppiaggi ridicoli forse non servirà a niente, ma quanto sarebbe bello tornare all’innocenza di quel periodo.

Vi lascio con la pseudo-reunion dei Bee Hive…

Evviva Licia, evviva la nostra fatina!

 

 

Baci a tutti
Nab :*

Spaccacuore

 

Un ricordo che ho indelebile: io seduta al tavolo in soggiorno a disegnare con i miei nuovissimi pastelli Giotto, l’almanacco del giorno dopo in sottofondo e tu in cucina che prepari il sugo.

Sugo che mai sono riuscita ad eguagliare negli anni, nonostante gli stessi ingredienti e i miei ripetuti sforzi.

Le unghie dipinte di rosso, mi piaceva guardarti mentre ti mettevi lo smalto…sapevo che poi lo avresti messo anche a me, mi sentivo proprio una signorina quando stavo da te.

Un pomeriggio che non dimenticherò mai della mia infanzia, io e te nel lettone che guardiamo gli orari sul giornale, tu che chiami “il tassì” e mi dici “ti porto al cinema”.

Del film ricordo solo il titolo: “Taron e la pentola magica”, ma ero più emozionata per il taxi, perché era giallo ed era la mia prima volta.

Sono riuscita a non odiarti  tutte le volte che mi portavi da quel tuo parente parrucchiere ed ordinavi il taglio alla maschietta per me. Che poi a scuola mi prendevano in giro e dicevano che sembravo davvero un maschio, ma tu dicevi che era comodo e rinforzava i capelli.

Di te amavo il fatto che facevi le parole crociate, le pasticche di liquirizia posate sul comodino, il profumo delle tue lenzuola verdi a fiori, la radio che la mattina di “vacanza da nonna” mi svegliava.

Le favole che mi raccontavi.

La storia della Signora Nina che affacciata alla finestra cercava marito, che alla fine sposa un topolino che un giorno cade nella minestra. Non mi ricordo come finiva, forse la signora Nina si mangiava il brodo di sorcio.

I tuoi terribili castighi, con tanto di telefonate al diavolo, ed io lì sulla poltrona ad aspettare che mi portassero all’inferno per aver rotto una boccetta di profumo.

Le colazioni con osvego e orzo solubile, le passeggiate al mercato, io che non dovevo mai chiederti di comprarmi qualche gioco sennò attaccavi a cantare la tua personalissima cover di “balocchi e profumi”  prendendomi in giro.

I tuoi regali dovevano essere sempre sorprese, mai richieste.

E poi un giorno io avevo già sedici anni e tu non eri più bionda.

Stavo da te in quel periodo, con la scusa che abitavi vicino alla mia scuola.

La stanzetta dove dormivo, le notti ad ascoltare la radio e a scrivere sul diario, di quel tipo che mi piaceva.

Oggi se sento Spaccacuore mi sembra di vederti al di là di quella porta che ti arrabbi ancora con me perché sono un’adolescente cretina, che non ho messo a posto la camera, perché tu sei anziana e non ce la fai a starmi dietro e poi mi hai chiesto di comprarti dei fiori per il pranzo di Pasqua e io non so perché, non ricordo perché, non te li ho presi.

Se solo avessi saputo che da lì a poco ti saresti ammalata in quel modo, non avrei mai litigato con te per degli stupidi fiori.

E quella volta che mi hai visto arrivare in motorino con un amico, senza casco.

E tutte le volte che ti ho fatto preoccupare perché erano già le otto ed io ero a spasso per Viale Marconi.

I tuoi silenzi, il broncio tenuto per quattro giorni.

Un anno dopo eri già a casa di zia e dicevano ti sarebbe rimasto poco.

Venivo tutti i pomeriggi insieme a papà.

La zia lavorava, cuginetta era piccola e tu dagli uomini non ti facevi toccare, nemmeno da tuo figlio.

Venivo da te, ti aiutavo ad andare in bagno, ti facevo compagnia e non mi importava dell’estate e degli amici, anche se avevo diciassette anni.

Tu una mattina non ti ricordavi il mio nome e la sera dopo ricordavi avvenimenti di quarant’anni prima.

Un pomeriggio chiamai un’amica per sapere dei quadri, tu eri sul divano di zia, mezza addormentata, ti dissi che mi avevano promossa, tu prendesti la tua borsetta cercando dei soldi, eri così dispiaciuta, non capivi che fine avessero fatto i tuoi soldi!

Scoppiai in lacrime, lì davanti a te che pensavi piangessi perché non mi allungavi le solite diecimila.

E questo è il nostro ultimo momento insieme.

Su quel divano bianco abbracciate, tu mezza assopita ed io che te lo dico, che ti voglio bene.

E  son passati vent’anni, e ogni volta che sento quella canzone mi si spacca davvero il cuore in due.

Scusa ancora Nonna, scusa se non ti ho preso i fiori per il pranzo di Pasqua.

 

 

 

 

 

Il ritorno di Sonia

images

Se ne è parlato tanto in questi ultimi giorni.

Dapprima un’intervista per La Repubblica, perché se uno deve pensare ad un personaggio simbolo della cosidetta “tv locale” in occasione della chiusura dell’ultima rete superstite, non puoi non pensare a lei, che tre anni fa lasciò un vuoto immenso nei palinsesti generalisti “dei poveri” e non andarla a cercare.

Poi l’abbiamo citata anche noi del NabikiblòB nel podcast di Sanremo, augurandocela come valletta per il prossimo anno, perché è giusto che tutti la possano conoscere.

Infine la splendida notizia di un intervento a radio Studio 93  dove lavora la mia amica Paola.

Di corsa a scaricare l’applicazione, no, non posso perdere questa oretta di programma con colei che ha fatto la storia della televisione!

Già, perché se sei stato ragazzino/a , bambino/a, madre o padre a Roma, non puoi non ricordare chi era Soniadisuper3 tuttoattaccato, perché costei, oggi ha addirittura un cognome ed un età, ma all’epoca era solo quella che stava praticamente tutta la vita in tv tra un cartone e l’altro, cartoni che italia1 non passava mica, e se passavano erano censurati e non ci si capiva niente.

Io sono in un certo senso mortificata, so perfettamente che questo cassetto della memoria non potrà esser capito dalla maggior parte degli avventori di questo blog, perché nessuno, eccetto chi ha vissuto gli anni 90 nel Lazio, potrà mai capire l’immensità di questa donna, che aveva una naturalezza tutta “ciociara” a tratti romanesca, questa “tata” improvvisata che leggeva letterine e invitava bambini in studio.

Bambini che facevano la fila per andarci e ricordo bene quella “gnappetta” di mia cugina La Giulia quando era tra questi…che io prendevo un po’ in giro, perché più grande, ma è grazie a Sonia se io oggi ho un nickname che deriva da una serie tv giapponese che la generalista non avrebbe mai e poi mai passato.

imgres

Sonia e i suoi spottoni, gli sciroppi, i negozi di giocattoli…per farvi capire la popolarità di Sonia posso solo dirvi che le dedicarono addirittura una bambola, probabilmente non le rendeva giustizia.

Sonia, che rivela alle amiche di Studio 93 che sì, aveva paura di non essere in grado di poter cantare la canzone della buonanotte, che la provava cantandola a squarciagola in macchina andando al lavoro.

Sonia, la nostra prima ed unica celebrità dalla voce e dal look inconfondibile, Sonia che ci ha salutati in trasmissione con un “grazie”, Sonia che si commuove perché Tiziano Ferro in persona personalmente le lascia un messaggio tramite il watsapp della radio che baci perugina scansateve, Sonia che oggi è una tabaccaia, ed io e La Giulia dobbiamo assolutamente fare un salto a Latina per un pacchetto di sigarette.

Sonia Sonia Sonia. Torna in tivvù te prego!

Leggici una letterina come solo tu sai fare, facci vedere quei Doraemon tutti storti e quei maghi pancioni sbilenchi, fatti due chiacchiere col robottino Birillo e cantaci la canzone della buonanotte.

Sonia che mi ha fatto l’autografo che vi mostro orgogliosa!

12053265_10208900666262227_1210768540_n

E qui mi fermo, perché davvero il cassetto aperto è troppo emozzzzzionante, poi va a finire che mi vado a cercare anche Nonno Ugo del mobilificio Rossetti ,scopro che è morto e mi sale la tristezza del pagliaccio Tata.

Ma questa la capisci solo se sei stato bambino a Roma negli anni 80.

 

P.S. Un supermegagigantesco GRAZIE a Paola che mi ha fatto questo regalo meraviglioso.

P.P.S. Fatela tornare al più presto!

 

E io dovrei comprendere…

Questa è una giornata particolare.

Non aspettatevi battute di comodo, fesserie più o meno grandi. Questa volta no. Oggi, 11 febbraio 2016, al Festival di Sanremo ospiti d’onore saranno i Pooh, nell’occasione del loro cinquantesimo anniversario (e ricordiamo, ultimo) dalla loro fondazione, con il rientro in formazione di Stefano D’Orazio e di Riccardo Fogli.

Ora, io sto aspettando trepidante questa serata particolare, perché…

…già, perché. Come faccio a spiegare come un 34enne amante della musica italiana e non, possa amare i Pooh sentendoli quasi come parte della propria famiglia, senza passare per esagerato, oppure magari stupidotto per chi leggesse per la prima volta qualcosa scritto qui sopra?

Parlando con un gruppo di ragazzi amici miei, scrittori dilettanti come me, stamattina è venuta fuori più di una battuta al riguardo.

“Ma stai scherzando, Dani? Vuoi mettere con gli AC/DC?”

“Stai vaneggiando!”

e via di questo passo…

…io mi sono sentito in dovere, anche se non era richiesto, di raccontare. E allora ho detto quello che ho dentro, quando penso a quello che sono stati, e tuttora sono, i Pooh per me. Ascolto le loro canzoni, e chiudendo gli occhi mi rivedo la domenica mattina, su una 127 blu notte prima (la chiamavamo La Carolina), e su una BMW 320 carta da zucchero poi, accendere l’autoradio con a fianco mio padre che mi portava con sè al bar o all’autolavaggio, e alzava il volume mettendo la musicassetta di Oasi, uno dei loro dischi degli anni 80, facendomi sedere di nascosto da mia madre sul sedile davanti, con la cintura allacciata, facendomi sentire per la prima volta grande, adulto, importante.

Era bello sentirlo cantare e sorridere quando per farmi stare buono nell’attesa che l’auto fosse lavata, mi comprava dieci pacchetti di figurine dei calciatori. Vederlo scherzare e illudermi fosse quella la vita, un’oasi di felicità, dove tutto era bello, semplice e forte, come vedevo fosse lui allora, nell’ingenuità dei miei 7 anni.

Ora le immagini si sovrappongono, e le canzoni dei Pooh sono sempre state un punto cardine della mia famiglia. A 14 anni il primo concerto vero cui ho assistito, fu proprio il loro, con la ragazzina che mi piaceva da morire, ma con cui non combinai mai nulla perché imbranatissimo e terrorizzato dalla mia timidezza e da un “No” che mi avrebbe potuto bloccare anche più di quanto non fossi già da solo. E accanto a lei ascoltai per la prima volta live “Parsifal”, una vera e propria università della musica, rock sinfonico anni 70 eseguito con una maestria tale da farmi rimanere a bocca aperta per tutti i 10 minuti di durata del pezzo. E in quei dieci minuti avrei potuto rubare il mondo intero per lei, se me lo avesse chiesto, ed ero felice, ancora una volta, che fossero loro, quei quattro musicisti adulti ma ragazzini nell’animo, ad accompagnarmi quella sera.

E quante volte sentivo mia madre cantare Uomini soli, mentre la radio accesa riempiva i pomeriggi d’inverno stirando per una famiglia “normale”…io cantavo insieme a lei, e anche se le dicevo di cantare sottovoce per farmi sentire le loro voci mi piaceva quella sensazione intima di complicità, quella purezza d’animo che purtroppo per pudore e per carattere ora faccio così fatica a ritrovare con lei. Non ricordo nemmeno più quando sia stata l’ultima volta in cui ho abbracciato mia madre o in cui le abbia detto “Ti voglio bene”. Quasi ogni giorno mi ripeto di chiamarla e dirglielo, pensando potrebbe essere poi troppo tardi. Orgoglio, vigliaccheria, non lo so…non l’ho ancora fatto. Io appaio forte, in realtà spesso appena sento partire le note di “Dammi solo un minuto”, di “Noi due nel mondo e nell’anima”, di “Ci penserò domani” e decine di altri capolavori dei Pooh, la mia mente torna a questi piccoli ricordi nascosti, davvero, in cassetti della memoria profondi e nascosti dentro di me.

Ecco, quando ho raccontato questo (solo una parte di questi ricordi in realtà) ai miei amici scrittori dilettanti come me, mi hanno detto che l’immagine che rendo fosse tenerissima…

…e allora, questa sera, anche senza farmi vedere da nessuno per non vergognarmi come faccio sempre, appena partirà questa canzone nella nuova versione a cinque voci, so già che la mia corazza apparentemente inviolabile sarà colma di crepe, e ricordando queste e altre piccole perle di un’infanzia leggera e illusa di felicità, una lacrima farà capolino e sarà tremendamente difficile evitare che scorra sul mio viso di 34enne…

Oggi è una giornata particolare. E voi, sorridete sempre

D.